LETTOR, TU
VEDI BEN COM'IO INNALZO
ovvero: UN
BLOG AD ALTA CIVILTÀ
postilla di
RiformaMentis alla pièce introduttiva
Lettor, tu vedi
ben com'io innalzo
la mia matera,
e però con più arte
non ti
meravigliar s'io la rincalzo
Dante,
Purgatorio, canto IX, vv. 70-72. È una delle
invocazioni al lettore contenute nella Divina Commedia, in cui Dante cerca un
rapporto più confidenziale con il lettore. Dietro queste parole dirette si
avverte sempre uno scrupolo del poeta, che prevede e anticipa critiche, dubbi,
perplessità, difficoltà del suo lettore, e lo assiste, e lo incoraggia a
continuare. Naturalmente questi incoraggiamenti Dante li rivolge anche e
soprattutto a se stesso, e spesso il dialogo diretto con il lettore rivela il
tipico auto-conforto di un creatore di fronte a dubbi e difficoltà che nella
realizzazione di un progetto accadono sempre quando ci si discosta dalla
consuetudine, dalla convenzione, dalla "normalità". Io,
RiformaMentis, spirito del blog, mi sono ispirata sin dal pre-inizio a Dante,
sommo riformatore della Mente (intesa come crogiolo del pensiero e del
sentimento e della parola), e voglio partire ancora da lui per spiegare a te,
caro lettore virtuale, il senso e lo scopo di questo blog.
Ho esordito
teatralmente, all'italiana, in un certo senso disattendendo il motto dantesco
che mi sono scelta ("è tempo di abbandonare le nostre finzioni"), e
cercando l'effetto, la sorpresa, il brio... Ma non secondo la retorica
corrente! I miei tre autori sono stati un po' costretti a personalizzarmi per
tentare di visualizzare il carattere di un progetto apparentemente così
contraddittorio come un blog dedicato alla riforma della mente.
Avevamo
bisogno di suggerimenti e quindi di reazioni. E l'idea teatrale ha funzionato.
La pièce è piaciuta a molti, e comunque ha suscitato interesse. Qualcuno ha
ritenuto il linguaggio e gli argomenti accennati un po' pretenziosi per un
blog; ma c'è stato anche chi ha trovato troppo colloquiale l'introduzione a un
simile progetto, dal nome tanto impegnativo.
Questo blog
non intende offrire le notizie, cioè le informazioni effimere sui cosiddetti
"fatti", né i soliti cosiddetti "approfondimenti" (ancora
più effimeri dei fatti...). Vuole proporre delle riflessioni, e ovviamente
delle discussioni, con la costante consapevolezza che l'attuale
"forma" dell'informazione e della conoscenza, così ipocrita,
utilitaristica e accellerata (a velocità sempre più alta...) non è più
tollerabile.
Stefano
Molinari, nel suo Canto del Capro, così stigmatizza la crisi esiziale della mentalità contemporanea:
"dalla superficialità catastrofica della nostra epoca si possono
constatare i risultati della velocità. La velocità, la prontezza, la
concretezza, i fatti, oggi
appaiono come maschere tragiche dell'irresponsabilità, del fallimento, della
rassegnazione, della rinuncia. Forse l'esitazione, il dubbio, la caparbietà, i
sogni, sono l'antidoto di tali ipocrisie."
Stefano Perni
insiste fortemente sulla necessità di adoperarsi per una riforma del pensiero.
Necessità di reagire con la riflessione a una società troppo “fast” per
praticare le profondità; necessità di reagire con il civile contrappunto alla
omofonia opprimente; necessità di ribadire questo atteggiamento diversivo,
alternativo. Fare cultura, certo, ma non fine a se stessa e preconfezionata:
una cultura evolutiva e non involutiva, attraente e non compiacente, sempre
rivolta alla ricerca di un pensiero mai pensato.
Isabella
Consoli, filosofa del gruppo, ha preso le mosse dalle parole del suo maestro
Umberto Galimberti: il fatto non è in grado di esprimere da sé il suo
significato. Significare è indicare qualcosa che trascende il fatto e che si
scopre non analizzando la modalità con cui il fatto accade, ma il senso a cui
il fatto rinvia. La meditazione ha perso tutta la dignità della sua forma, come
protesta Nietzsche, nella sua Gaia scienza: "si sono ridicolizzati il cerimoniale e gli atteggiamenti
solenni dei pensatori e non si tollererebbe più un uomo saggio di antico stile.
Pensiamo troppo rapidamente (e, se posso aggiungere, secondo codici
prefabbricati) e, strada facendo, mentre camminiamo, anche quando meditiamo su
quanto c’è di più serio, abbisogniamo di poca preparazione, perfino di poco
silenzio."
Non intendo
rivolgermi a un pubblico ristretto, ma al più ampio possibile, che naturalmente
invito caldamente a partecipare, con commenti e/o collaborazioni estemporanee.
Per quanto utopica possa apparire la mia sfida, voglio ritenerla realizzabile,
e il suo fondamento sta nella parola, in una parola profondamente pensata e profondamente
penetrante. Per cui cercherò di sedurre sempre il mio lettore. E lo farò
partendo dal linguaggio: nobile ma semplice.
Concludo con parole di Isabella, la mia prima
ideatrice. La magnificenza del silenzio interiore! De-situiamoci
dall’accidiosa, comoda pratica di affidare l’io penso a qualcuno altro. I
pensieri prefabbricati, sia pure d’ingegnosa e robusta fattura, non hanno il
pregio di un progetto originale, intuito, voluto, studiato, meditato, e infine
realizzato per mezzo di sacrificio e dedizione. In altre parole di amore. La
sapienza è erotica, quanto l’attuale informazione è invece priva di eros (pur
essendo così spesso oscena!). L’eros e la velocità sono nemici. L'eros è
avventuroso e intrepido, ma procede adagissimo: contempla, si sofferma,
conosce, studia, assapora, gusta, ascolta... Dobbiamo avere il coraggio di
ritornare all’eros. Strappare una mezz’ora di contemplazione alle nostre alte
velocità quotidiane è fare civiltà, ALTA CIVILTÀ.
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