domenica 25 marzo 2012

Il fallimento di una generazione (S. Perni)


UNA SORTA D'ESTINZIONE

RiformaMentis: la domanda è il tassello indispensabile per un proprio, indipendente, sistema di pensiero. Sistemi indipendenti di pensiero, messi a confronto, producono un'evoluzione. La mancanza d'evoluzione porta al suo opposto e, dunque, all'estinzione. In ultima analisi  la mancanza di domanda porta all'estinzione.




S.P.: Leggevo questo, stamane, su un social network:

"Sono bastati 20 anni tra pagliacci, puttanieri, ballerine e pseudo oppositori per far credere al popolo italiano che perdere ogni diritto acquisito con anni e anni di lotta è la normalità." (L.G.)

Leggevo questo e, per associazione d'idee, pensavo a dieci anni fa: quando moltissimi (da duecentomila ad un milione, a secondo delle fonti) prendevano d'assalto Circo Massimo in Roma per difendere un diritto, quello previsto dall'art.18... E mi chiedevo dove fossero finite quelle persone. Da una folla all'altra, sempre per associazione, mi domando poi che fine abbiano fatto quegli uomini e donne che solo poco tempo fa (il 5 dicembre 2009) invasero Roma per chiedere la caduta di un governo.

Che fine abbiamo fatto? Dove si è andata perdendo la mia generazione che era chiamata a dire la sua nel momento della propria presunta maturità? Sembra non porsi più domande... sembra disinnescata, incapace dell'arma della riflessione e del pensiero, consegnata a chi la controlla nello stato emotivo.

Le domande trovano sempre meno posto nell'assuefazione ad una realtà parallela che confondiamo per normalità. Se ce le ponessimo ancora, quelle domande, troveremmo le risposte solo nell'addomesticamento a cui siamo stati sottoposti dai personaggi che si sono succeduti alla poltrona di comando che noi ci illudiamo anche, paradossalmente, di avere liberamente eletto.


L'emotività (Da una mia e-mail in risposta ad un'amica n.d.s.):
Il bisogno di condividere il dolore è umano e, come sottolinei, terapeutico. Del resto non siamo dei robot e non possiamo pretendere da noi stessi di mantenere freddezza e raziocinio in determinate situazioni. Sottolineavo (nella mia precedente e-mail n.d.s.) l'amplificazione di questa naturale predisposizione umana a tal punto da farne uno strumento di controllo di massa. Come sai, sono molto attento a come i media interagiscono con i suoi fruitori. Qualche nozione a livello di psicologia e controllo della mente ce l'ho e, molto spesso, mi diverto ad osservare il "dietro le quinte" dei meccanismi inseriti in pubblicità e trasmissioni: a volte ne sorrido, ma poi penso a chi, quegli strumenti, non li conosce, oppure a chi li conosce ma abbassa le difese (è sufficiente avere un atteggiamento passivo per esserne influenzati, io stesso mi "sorprendo" ad esserlo).
Per quella che è la mia opinione, che questi meccanismi vengano messi in atto dai media è palese. Del resto non è un segreto che lo studio della mente, in un primo momento applicato alla pubblicità, è poi stato utilizzato in ambito politico. Ma non è esatta nemmeno questa successione: in realtà determinate conoscenze erano note da secoli ad alcuni ambienti che le hanno utilizzate, nel tempo, a scopo di controllo di massa... La successione a cui facevo prima riferimento è quella in seguito alla diffusione universitaria dei concetti, divenuti così di dominio pubblico.
Un fatto è certo: la presa emotiva di massa sposta l'attenzione su alcuni argomenti... Tende ad insinuare determinati concetti o posizioni da tutti emotivamente approvate o sentite, addirittura, di propria concezione: dunque questo tipo di controllo, se scientificamente applicato, produce precisi effetti. Tra gli effetti prodotti, sicuramente, l'abbassamento del ragionamento critico e riflessivo di fronte agli aventi.
In facebook "l'approccio emotivo" di interazione è stato asportato dal modello televisivo che, in questo senso, bombarda (tu frequentando molto poco il mezzo, ne sarai rimasta parzialmente immune, comunque colpita solo di riflesso). Ma ho notato ultimamente un'evoluzione positiva nei network... Con il tempo, la predisposizione naturale di facebook all'aggregazione e al confronto del pensiero (parlo di facebook perché è il più popolare network e quello che meglio conosco) ha creato alcuni anticorpi al sistema emotivo "imposto".
Esempio di sistema emotivo imposto è stato Monti premier: da tutti accolto a braccia aperte e tappeti rossi sull'onda di una crisi di proporzioni epiche, ad un centimetro dal baratro (così è stata presentata) e con mister B finalmente, dopo lunghissimi anni di attesa, tolto dai piedi... (vedremo poi che si è tolto solo da quel ruolo ma mantiene media e potere). Combinazione emotiva multipla vincente dal risultato pressocché scontato come "risposta" della massa... Eppure bisognava fermarsi a ragionare due minuti, e non è stato fatto se non da una manciata di persone...

Una precisazione: la mia non è un'invettiva contro l'emotività: chi scrive poesie lo è necessariamente, emotivo...

La pur lieve ripresa del pensiero, a guardar bene, somiglia molto a quel sussulto, da parte di una nicchia, poco prima dell'encefalogramma piatto...

Che fine abbiamo fatto? Cos'è la democrazia? Ci siamo dentro e qual'è il confine? Perché perseguiamo in un sistema economico distruttivo e diamo, per giunta, lo scettro di comando a chi lo propaganda?

La verità è che la mia generazione ha fallito, e sarà ricordata come quella che si è lasciata sopraffare da una manciata di lobbies economiche e religiose. E' quella che si lamenta in rete più che in piazza, che si indigna più che incazzarsi, quella incapace di interrogarsi o di porsi i giusti quesiti, incapace di sentire le storture dell'artifizio, disorientata nel distinguere il buono dal cattivo: e se non distingui più il bene dal male sei anche incapace di combatterlo.

Forse un certo tipo d'uomo, aduso all'esercizio del pensiero, alla reazione al sopruso, fa parte oramai del passato... Nuove generazioni sono nate sotto il segno di "uomini e donne" di Maria De Filippi: e anche questo segna una sorta d'estinzione.




3 commenti:

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  2. Sotto Sopra 47
    quello che ci manca è il convincimento di potercela fare, stringendo i denti e dicendo no ai facili compromessi!...da me, da solo scalerò il monte! (La Piccozza di G. Pascoli)

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  3. @Lisa: L'assenza e il fallimento coincidono, l'una è la conseguenza dell'altra. Che (teoricamente)non si possa fare nulla, che non ci sia posto o luogo dove agire non sono d'accordo. Credo invece manchi la giusta mentalità di cui la nostra generazione deficia. Non siamo abituati a lottare per i nostri diritti. Non solo: si può osservare come le generazioni successive alla nostra sono sempre meno inclini alla sopportazione della sofferenza e alla reazione. Siamo stati addomesticati, allevati in questo senso. Le scuole sono state, nel tempo, modificate all'uopo per crescere individui assoggettati al sistema e le nostre energie sono state appositamente incanalate per disinnescarci. Non è, quindi, solo una mancanza di convincimento, come scrive Sotto Sopra, né di mancanza di posto o luogo, ma piuttosto una mancanza di strumenti; la mancanza di una forma mentis sociale che va riacquistata o reiventata. (S.P.)

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