venerdì 4 maggio 2012

Questa è una buona legge?

O lo strano caso Melania Rea in Parolisi
Isabella Consoli


Signori lettori, lo so che avete passato gli ultimi mesi ad ascoltare le notizie sul caso Melania Rea e sulla probabile colpevolezza del marito Salvatore Parolisi e che ora volete andare a riposare certi che il caso stia per chiudersi ai danni del colpevole, ma quello che ho da dirvi vi prenderà solo qualche minuto di lettura. 

Non mi piace Salvatore Parolisi non solo perché non lo ritengo una brava persona, a me Parolisi non piace perché lo ritengo una Persona Mancata” 

Nessuno ha dunque fino a oggi saggiato il valore del binomio, di cui con evidenza lampante, Parolisi è un portatore vivo: una persona mancata. Per la quale cosa è innanzitutto necessario una buona volta riqualificare il “senso” di un’azione. Noi  parliatori a casaccio per lo più, sia pure fruitori di una lingua perfetta ormai de-moralizzata, demotivata, degenerata. Una persona mancata è puramente una persona che ha deciso di mancare del sé, di rinunciare alla propria persona interiore, il binomio libertà - vita.  Mantenuto in funzione lo scheletro della vita, il corpo fisico.
Ma non lo capite che Parolisi è deceduto prima di sua moglie Melania? In realtà durerete fatica a comprendere, ciò che io scrivente, e un Magistrato italiano, Paolo Ferraro stiamo provando a dire da mesi, Parolisi è un non morto, abita lo stato di mezzo che recentemente la chiesa ha provveduto destituire, il Limbo.   Ma non lo capite?
Chi siamo noi allora? Non-morti altrettanto se neppure afferriamo un lembo dell’evidente stato di annullamento della  coscienza del Parolisi. Non ci poniamo la domanda: come è possibile un uomo faccia quello che ha fatto Prolisi fino a quella fine.  Cerchiamo le parole-gossip, l’emozione dello scandalo, non cerchiamo il senso delle parole, il senso è quella cosa che viene prima del suo termine. Il termine si situa al termine di un’azione, prima viene il senso, infine la parola che lo determina.
Se volessimo semplicemente con una espressione più antiquata, chiamarci dissacratori, immorali, saremmo ancora lontani dal ritenerci qualificati con la parola. Invece non lo siamo, pare, a giudicare la pubblica crocifissione dello scandaloso marito fedifrago e mentitore incallito.
Siamo le due cose, il binomio: moralisti immorali, in uno stadio troppo avanzato perché possiamo comprendere di esserlo, lo stato di non vita in cui ci stiamo venendo a trovare, in massa.
Parolisi ci sta mostrando chi noi siamo. Senza giri di parole. Ma quale l’amarezza e la sofferenza di chi non sa di essere sradicato, di chi deve acconciarsi a fare ancora della sua nullità una fede, una meta, uno sdegno, perfino un martirio. Non siamo i martiri dell’Euro? E come piangiamo e denunciamo i nostri Signori Persecutori ladri e farabutti. Mentre dimentichiamo di difendere, sostenere, contenere le ragioni di  chi li denuncia dei farabutti con le prove in mano e il coraggio nello spirito. Eccoci all’improvviso degli  insensibili raggelati e induriti nel sapere che nel mondo le cose non vanno “a posto” da sole, al mondo le cose non vanno in modo razionale, (se io sono buono lo devono essere anche gli altri – prima o poi il bene vince.. come il bene fosse una entità viva al di fuori della coscienza, il bene fosse la persona-bene e non, al contrario, il bene della persona!
Le cose non vanno nel modo pietoso e giusto secondo l’umana misura. Lo sappiamo che il mondo è sdivinizzato immorale inumano, ma quando ne vogliamo sentirne parlare da mattina a sera non ne vogliamo prendere atto dalla sera alla mattina, vivendo nella notte dello spirito come gli scarafaggi vivono nell’umido dei tubi di scarico.
Siamo dequalificati perfino dell’aggettivo immorali.. ed è un peccato parchè assistere alla saga Parolisi sarebbe invero un atto dell’immoralità collettiva, quando la collettività fosse ancora vivamente immorale.
Il guaio è che la collettività è la moralista che contiene l’immoralità e la nullità, come tale ogni discorso è nullo, perfino la ricerca della verità.
Nous sommes tous des Paorolisi.

Ci stanno propinando l’affare Parolisi-Rea come una favola a tristo fine.. diciamola un’affabulazione sul cattivo marito, pari pari l’orco delle fiabe, o l’uomo nero di cui la favola ha bisogno per cacciare fuori una qualche morale della favola.
Ciò che infastidisce oltre modo è l’utilizzo volgare di questa architettura Parolisi, salita alla ribalta a dimostrarci dei mentecatti, la Verità in primo luogo. Tutti ingannati eccetto qualcuno? Io che scrivo, qualcun che mi legge, forse, dico forse, il dottor Meluzzi (ch’è antipatico ma non è cretino) infine il Magistrato Ferraro? E gli altri? Chessò, la famiglia Rea?


   Ritornando al mio j’accuse, dico a proposito del mal’omme Parolisi, l’abbiamo guardato negli occhi? Direi meglio abbiamo trovato qualcosa nei suoi occhi, oltre l’oceano di vuoto sconfinato? Qualche guizzo di intelligenza, un’onda anomala di dispiacere, una dentata da quello squalo che dicono sia.. Nulla! 

Non si condanna un uomo perchè ha l’abisso negli occhi, ma lo si mette in questione. All’inverso l’opera dei media mette in questione la vita che scorse davanti quegli occhi spenti (a trent’anni), mette in questione il gossip moglie-amante-trans ad onorare la brama di triangolazioni o a depistare la verità sommersa.. quella che domanda come sia possibile un giovane sposo e padre e impegnato sul fronte dell’espansione personale non rechi tracce di alcuna commozione o alcuna rabbia o alcuna reazione indignata a tanto fango mediatico gettatogli contro. Sono pur sempre affari suoi se ha portato nel suo letto tutto il portabile.. non lo fecero il beneamato Casanova, il mitico don Giovanni, l’ineffabile Sgarbi?
Alla gente piacciono i seduttori, altrochè, il seduttore per mestiere seduce.
Ma l’occhiata insulsa, stupida (o.. stupita) della vittima l’unica produzione di Parolisi, lo annuncia il NON-Seduttore, lo annuncia il Sedotto.. l’occhiata da cui dovremmo ripartire e la domanda, perché quest’uomo si dispone a incarnare l’idiota stupefatto? Una morale di vittima, nel fondo dello stupore potrebbe anche essersi sviluppata da un programma segreto, un crimine precedente;  tuttavia anche se ciò fosse riconosciuto in sede di psico-analisi, non sarebbe ancora materialmente risolto il problema dell’incoscienza del crimine. Infine se avesse ragione Parolisi a interpretarsi la vittima di una seduzione precedente, la vittima di qualcosa finito male? Se con Melania fosse caduto in una seduzione più grave,più vasta, più profonda? Ma se così,  Melania fu davvero l’innocente sacrificata, l’inconsapevole?


   Il solo dimostrabile motivo di questa riflessione è che stanno emergendo dei “fatti” che  possono aprire ragionevoli squarci di dubbio sulla colpevolezza “materiale” del processando per uxoricidio. Non azzardo giudicare una probabile colpevolezza intenzionale, avanzo il dubbio che egli non abbia ucciso la moglie di propria mano. Ora i magistrati istruttori dell’inchiesta ce la stanno mettendo tutta per dimostrarlo il solo e unico agente dell’omicidio di Melania - come si è tentato ai danni dell’innocente  Raniero Busco dell’affare Cesaroni, oggi, a Dio piacendo,  prosciolto da ogni colpevolezza. Come si dice la ricerca del capro espiatorio, sempre in analogia al processo contro Busco, nonostante la scarsità dei fatti e l’alto numeri di indizi i quali più che dare ragione agi inquirenti, non possa dare loto il torto. Non è tuttavia alla rovescia (per non avere torto) che si dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che un tizio è un assassino. Sicché c'è da giurare s'impegneranno i giudici anche l’ultima ora del tempo libero per riversare all’attivo la causa a sfavore di Parolisi, il quale (dico io) merita ampia  punizione per tutto il male che ha seminato e raccolto. Come la maggioranza dei mariti di oggi, fedifraghi di professione. 

Nondimeno, mi divora il sospetto che i Signori Giudici Istruttori non parimenti si impegneranno a portare in chiaro talune nebulose, tal’altri segretucci gelosamente custoditi  dall’ambiente Militare che, per contro, qualcun’altro sta sbattendo sotto i riflettori del buon senso. Un qualcuno che risponde al nome: Paolo Ferraro.

Noi cittadini d’Italia potremmo felicemente disinteressarci della faccenda Parolisi-Rea, i crimini sono la competenza d’inquirenti e magistrati pagati per fare il loro mestiere, magari anche il loro dovere,qualche volta….
Infine, siamo in altre spire stritolati noi Italici e altrettanto sinistre, per doverci impegnare sul fronte del “piccolo detective”. Mi domando allora secondo quale logica, con media di “tre volte la settimana” la televisione disseppellisca gli affari del noir.
Per farla breve, assistiamo alla spettacolarizzazione del dolore collettivo e del male oltre che della scarsa igiene mentale di qualcuno, guidata dagli “esperti”. Come ho detto in vario modo: ritorna la Tragedia Greca. L’immancabile deja vu
Stupefacente, questo è certo. Non era forse stupefacente la Tragedia? Altrochè: una bi-tri-giorni (oggi si dice il week end) in full immertion orgiastica tra arte teatro dolore gioia piacere collettivi (una pandemia del piacere) affatto dissimile dai Rave di certi nostri ragazzi alternativi. Via, l’uomo è sempre lo stesso, nous sommes tous des assassins. Ma non è esattamente lo stesso il motivo dell’accanita ricerca dell’ipnosi tragico-stupefacente. Rave e Tragedia Greca sono le sacrosante ricerche del sogno, dell’alternativo al reale schifoso ed enigmatico in quale siamo costretti a sopravvivere. Sono, Rave da sballo e Tragedia, la ricerca di terapie alternative allo spleen esistenziale. L’universale depressione. Ma non sono la ricerca della morte cerebrale! Stimolanti come Sofocle non ne conosco, Euripide è più stupefacente di una presa di Cocaina. Peccato nessuno ormai lo legga, costrebbe meno e non farebbe ingrassare la mafia.
  Lo sapevano con perfezione i Colonnelli quando proibirono ai Greci  la lettura di Euripide, di Sofocle, come proibirono la minigonna, i Beatles e Socrate in difetto di omosessualità. Stranamente non misero al bando la tortura, i processi sommari, le intimidazioni ai testimoni, gli omicidi di stato, le espropriazioni indebite, infine la grande menzogna politico-economica.
Con evidenza la Tragedia, la minigonna, la filosofia sono armi di sitruzione di massa, al pari dell’eroina e la cocaina.
L’ipnosi mediatica che mira alla morte cerebrale stimata benemerita dal regime dei Colonnelli, lo è anche benemerita presso i "Sistemi Democratici" che duramente hanno condannato il regime dei Colonnelli, condannano i Narcos Colombiani, piangono  e si disperano ricordando gli olocausti degli omnifascismi, Comunismo compreso.
Piange e si mette in Alta Uniforme la Democrazia allor che si reca ai funerali dei magistrati eroicamente caduti per difenderla. In attesa di partecipare ai funerali dei giusti che ancora non si decidono a cadere.
Gettati i Democratici nella pandemia della “paura”, le collettive celluline grigie s’afflosciano intorno la morte dell’ultima donna per rinviare a giudizio il nuovo Olocausto in specie attivo nelle terre dell’Europa meridionale, intitolato alla bell’e meglio:
                                                Il Signoraggio rende liberi


   Secondo la recita: mal comune mezzo gaudio, assistere in diretta alla caccia grossa al colpevole secondo quell’altro detto: “la giustizia esiste ancora”, è un modo efficacissimo di esorcizzare la paura sacrosanta che invece la giustizia sulla terra non esista affatto. Che il sacrificio economico di massa altro non sia un modo alternativo di sopprimere le vite, le quali vite, la mia la vostra che leggete, non debbano mai ricevere giustizia del loro spargimento di Euro, fino all’ultimo versato pro la santa causa BCE! Alla lettera e fino all'ultima lettera: la Zeta.
Z, la lettera che invece introduce la parola Vita nella lingua di Socrate, Euripide, Eschilo, Sofocle, Panagulis Teodorakis, Costa-Gavras.. poeti scrittori e intellettuali azzittati, azzerati: Zi Zi Zi, vivi, vivi, vivi

Ma cosa c’entra la tirata su Z l'orgia del Signoraggio assassino, con l’orgia M..ediatica dell'assassinio Rea?  Niente e tutto. La fallace spettacolarizzazione dell’omicidio Rea è un esempio tra gli esempi del sistema di annullamento di massa.
Il caso Rea non è un caso comune, come stanno facendoci metabolizzare cosa comune nota e normale l’omicidio, segnatamente il femminicidio. Non è tuttavia un omicidio comune, come certamente non lo furono: la strage del Circeo, i delitti del mostro di Firenze, il delitto di via Poma, la strage delle dieci donne che insaguinò la Roma degli anni 80, il pasticciacio montato contro i Bambini delle nebbie e di Satana. Casi che avanzano secondo la tecnica del trompe l’oeuil. Lo furono le stragi di Stato, Fontana. Brescia, Ustica, Bologna
Se lo dicessi io sola, vi direi interrompete la lettura e andate a fare di meglio. Ma non lo dico io. Non lo diciamo in due o in tre. Lo dicono in troppi intellettuali. Infine lo ammette anche un magistrato, Paolo Ferraro e per averlo voluto dire si è visto recapitare l’accusa di insania mentale. Se ne infischia e continua a dirlo. Per continuare a dirlo si becca una ruota ben bene tagliata, hai visto mai per mandarlo in testa coda, secondo contrappasso all’accusa d’essere uno spostato di testa. Nonché spedirlo a miglior vita.
Prima di ascoltare le parole del PM Paolo Ferraro, riporto un episodio poco celebrato dalle cronache nazionali, men che meno dagli show mediatici di cui sopra. Salvo Sottile o Bruno Vespa difettano evidentemente di informazione quando passano sotto silenzio uno di quegli eposodi un po’ curiosi ove si parla di attentato ai danni di chi sta ficcando troppo il naso nel romanzetto Rea-Parolisi. E nelle faccende militari. In tale senso il magistrato Ferraro non è solo a ricevere gli omaggi di “qualcuno”


Bruciate le macchine private del gip del tribunale di Teramo Marina Tommolini e del maresciallo dei carabinieri, Spartaco De Cicco. "Roba da professionisti", ripetono gli investigatori. Non a caso le vittime sono due colonne della magistratura e delle forze dell'ordine teramane. Il maresciallo ha indagato su tutti gli omicidi avvenuti negli ultimi anni e su tutte le inchieste di droga. Il giudice è passata dal caso Enichem all'omicidio Fadani e si occuperà anche di Parolisi.
Marina Tommolini è il gip che si dovrà occupare del caso di Salvatore Parolisi, qualora il caporal maggiore indagato per l'omicidio della moglie Melania Rea dovesse arrivare in udienza preliminare.
  Dunque due colonne della magistratura e delle forze dell'ordine teramane le quali nonostante le indagini delicatissime svolte negli ultimi anni hanno continuato a lavorare indisturbati fino al giorno in cui prendono in visione il caso Parolisi. All’improvviso diventano le vittime di due attentati avvenuti l'uno a poca distanza dall'altro. Le sequenze del doppio attentato sono scritte nelle telefonate arrivate ai vigili del fuoco: la prima alle 5.14, quando in via Brescia le fiamme avvolgono l’Audi A4 del maresciallo De Cicco. L’auto è parcheggiata proprio sotto casa del sottufficiale, da anni in servizio al comando provinciale operativo. Qualche minuto dopo, alle 5.35, il fuoco rischiara via Colombo. Nel parcheggio interno alla palazzina in cui abita il giudice le fiamme divorano l’Audi A6 bianca del magistrato. Chi ha agito ha scavalcato il recinto di cemento e ha cosparso di benzina la vettura. E’ un attimo e il rogo divampa, visto che immediatamente prendono fuoco carrozzeria e pneumatici. Questione di secondi e i pompieri, arrivati in forza da Teramo, Nereto e Roseto, spengono le fiamme, ma le auto sono scheletri di ferro che si stagliano davanti alla gente che scende in strada a fianco del maresciallo e del giudice, i primi ad arrivare.
Una cosa è certa: non c'è nessuna coincidenza, nessuna casualità e nessun atto di vandalismo. Chi ha appiccato il fuoco ha voluto lasciare un messaggio.

   Ritorniamo al magistrato Ferraro. il giorno 4 Novembre 2011 si presenta davanti ai PM che indagano sul caso di Melania Rea. E’ stato lo stesso Ferraro a chiedere di essere ascoltato per riferire alcuni dettagli che potrebbero essere utili all’inchiesta. L’uomo è stato al centro di una contrapposizione con il Consiglio superiore della magistratura, che lo ha sospeso in via cautelativa dal servizio per quattro mesi per presunta infermità mentale. Ferraro ha indagato sulle presunte presenze sataniche all’interno delle caserme, partendo da quella romana della Cecchignola.
Il magistrato avrebbe detto di aver notato Melania Rea, o una donna molto simile, qualche tempo prima della sua scomparsa, negli uffici della procura di Roma.

Se quella donna era davvero Melania Rea cosa faceva a Roma in procura? Perché nessuno si è preoccupato di indagare? Perché nessuno ha intervistato la famiglia Rea sull’argomento, noto che la giovane donna non muoveva un passo senza riferirlo ai prossimi. La madre dichiara la Melania post-matrimonio una donna al segno impaurita che nemmeno durante il giorno usciva senza la scorta di qualche parente.. stranissimo caso..di chi aveva così tanta paura una ragazzona come Melania sposa di un soldato dell'Esercito?

Infine, a quindici giorni dal colloquio del Magistrato con i PM, il Gip e il carabiniere di Teramo subiscono l’attentato o quello che appare un chiaro messaggio intimidatorio.

Mi lascia oltremodo perplessa l’assoluto silenzio dei media di quella che dovrebbe essere una notizia bomba e mediaticamente attraente: ho visto una donna somigliante alla Rea in procura, a Roma. Mi lascia perplessa il manifesto disinteresse verso la parola di un magistrato, allora che salgono agli onori delle telecamere perfino le orazioni di Misseri davanti l’altarino di Sarah Scazzi, le sante lacrime della Franzoni, notoriamente un capolavoro di salute mentale. Mesi  di interviste alla famiglia Rea senza che una volta qualcuno abbia pensato di rivolgere la domanda “Siete al corrente di un viaggio di Melania nella capitale?”
E senza che la famiglia ne abbia fatto menzione.. la famiglia che sta difendendo tenacemente la figura di questa figlia.. preferendo dipingerla una sottomessa sciocca e asservita al marito, piuttosto che ammetterla una donna in probabile stato di anullamento da..qualcos’altro!

Non quadra, come non quadrò il silenzio calato massicciamente sopra la deposizione (scomparsa) dell’unica testimone oculare dell’affare di via Poma, la Signora Gabriella Pasquali Carlizzi, giornalista investigativa, la quale casualmente presente al civico 2 udì da una finestra uscire la voce di Simonetta Cesaroni che minacciava di chiamare il 113.. erano le ore 18, gli ultimi istanti della vita di Simonetta..le 18 che soltanto oggi a trent’anni dall’accaduto hanno gli esperti fissato come l’ora del delitto, allora che la Signora Carlizzi lo disse in tempo reale e tanto ancora disse su tre individui veduti confabulare con il portiere Vanacore nella deposizione di cui non rimane traccia e memoria..

Di che cosa si occupa, anzi si occupava prima di ricevere la scomunica il giudice Ferraro? Dell’ala del corvo massonico-satanista presente nel “corpo” militare, ai massimi vertici. Secondo Ferraro i grandi e medio capi della cosa militare possono essere in qualche modo degli appartenenti a una certa religione sommersa e sue pratiche.  Parolisi è un militare. Non dei massimi livelli, come dirlo mano d’opera bruta, pur sempre al corrente di quello che succede dentro il corpo. Egli un membro di quel corpo. E che membro! Potrebbero dire le sue amanti.
Sapeva forse la povera moglie di certo alloggiamento maritale in qualche congrega esoterico satanista, potrebbe trattarsi della setta satanico-razionale (I Setisti) fondata a Napoli in ambiente militare da un alto ufficiale dell'esercito Americano, nonchè noto manipolatore di cervelli, primieramente il suo stesso. Se lo sapeva e taceva Melania era la complice, se parlava era la morta. Il preciso dilemma Essere - Non Essere
  Il sospetto che in ambito militare le varie tecniche della manipolazione mentale siano promosse alla pratica, Ferraro trasforma in una prova concreta mentre conduce l'indagine sulla Cecchignola. La prova che tali psicometodologie vengano ampiamente praticate, offre giustizia e giustificazione del “metodo” di eliminazione della giovane Melania Rea. Coltellate al plurale (l’arma diletta ai riti del sacrificio umano) e tocco finale post mortem. Svastica disegnata e siringa conficcata in petto. Depistaggio evidente. Ma sufficiente a mostrare il delitto composto in due fasi diverse. La prima, l’eliminazione vera e propria, la seconda la messa in scena per tirare l’attenzione verso altro dalla verità. La quale messinscena non ha impressionato alcuno, tanto falsa è parsa a tutti a colpo d’occhio. E una messa in scena, la telefonata che ha permesso di individuare il corpo della donna. Opportunamente venuta giorni dopo, così lasciare il tempo a qualcuno di approntare l’artificio floppato.
  Ma se vero quanto ipotizzato dal Pm Ferraro, Parolisi è al corrente senza un dubbio della new age satanico esoterica da caserma, insomma diciamolo una buona volta: negli occhi ha scritto a chiare lettere che c’è caduto dentro come Achille nelle acque dell’immortalità, solo Achille venne tenuto per il tallone, Parolisi tenuto per le palle. Quest'ultimo se ne sta in carcere a non dirlo. A cercare di intrufolare nelle prove di accusa qualche minuto dubbio della sua non colpevolezza. E tanto basta. Cosciente il mancato uomo, la giustizia umana assai più benevola della giustizia dell’abisso!  Che non perdona chi sfugge alla sua rete.
La povera signora Rea sia defunta perché ne sapeva di troppo e di troppo ne aveva abbastanza? Sia morta secondo contrappasso, “troppo ne sai, nulla sarai”
Per contrappasso il giudice Ferraro che ci vede chiaro, come la povera prima signora Calamandrei, si trova a fare i conti con gli psichiatri. L’uno perché ha osato scoperchiare certa scomoda verità, l’altra per avere dichiarato un colpevole dei delitti del Mostro il marito farmacista di San Casciano val di Pesa. Altro che Pacciani!
Così Parolisi sta all’omicidio Rea come Pacciani stette alle stragi di Firenze.  Colpevole e innocente al tempo stesso.
Curiose coincidenze, tutti coloro che si accostano in qualche modo a talune satanopiste top secret o finiscono nella bara o fatti accomodare sulla poltrona del neuro-psichiatra.
A confermare il detto di Nietszche chi guarda l’abisso ne viene guardato.
In attesa di venire io stessa condotta di forza al Cim o nella Bara, lascio aperta la domanda delle domande: a quale scopo, secondo voi, nel mondo militare è in voga da un certo numero di anni  l’arte dell’annullamento della personalità? A quale fine stanno creando degli esseri “non vivi non morti”, o dei veri e propri cloni degli uomini?

Chi voglia cercare le prove audio dell’induzione forzata si prenda la cura di leggere  il link

http://paoloferrarocddgrandediscovery.blogspot.it


                   Al Magistrato Paolo Ferraro la stima la vicinanza e il plauso, Isabella Consoli

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